domenica 19 luglio 2009

La caserma dei vigili del fuoco più antica del mondo

Piantina dell'excubitorium della VII coorte dei vigili in Trastevere.


L'excubitorium era la sede distaccata della VII coorte dei Vigili, incaricati di sorvegliare, soprattutto in funzione antincendio, la zona di Trastevere.
Il termine deriva dal latino ex cubare, dormire fuori, vegliare, fare la guardia. La scoperta di questa caserma avvenne negli anni 1865-1866, durante gli scavi intrapresi per recuperare delle opere d'arte in riferimento ad un muro che si trovava in una casa di fronte a piazza S. Crisogono.
L'edificio venne progressivamente abbandonato, dopo lo scavo, e questo provocò danni alle opere murarie ed all'apparato decorativo, composto da uno splendido mosaico pavimentale in tessere bianche e nere e ad affreschi che ornavano i muri della sala principale e dell'edicola del dio protettore della caserma. Una sistemazione, per quanto insufficiente, fu data solo nel 1966, quando si coprì l'edificio, finallora rimasto praticamente esposto alle intemperie, con una copertura di cemento.
Originariamente, nel luogo dove oggi è possibile ammirare l'excubitorium della VII coorte, vi era un insula di II secolo a.C., che fu poi riadattata, sotto Augusto, a caserma, nell'ambito della risistemazione dei quartieri di Roma, racchiusi in Regiones. Dapprincipio, probabilmente, la caserma principale dei vigiles della VII coorte, che sorvegliavano la Regio XIV Trans Tiberim e la Regio IX Circus Flaminius doveva trovarsi in Campo Marzio.
Le Militia Vigilum Regime, divenute in seguito Cohortes Vigilum, furono istituite nel 6 d.C. da Augusto che pose a loro capo un prefetto. Esse comprendevano ben 7000 uomini che assicuravano la vigilanza notturna delle strade, svolgendo compiti di pubblica sicurezza oltre che di prevenzione dei numerosi incendi che, spesso, flagellavano la Città. Il motto di questi vigiles era "Ubi dolor ibi vigiles". Essi erano arruolati tra i liberti che, dopo sei anni di servizio, ridotti poi a tre, potevano ottenere la cittadinanza romana. I vigiles si dividevano in VII coorti, ciascuna di 1000-1200 uomini, suddivise in sette centurie di 100-160 unità. Ogni coorte era comandata da un tribanus, così come a capo delle centurie vi era un centurione affiancato da adiutores centurionis. In ciascuno reparto, poi, vi erano soldati specializzati per le varie mansioni del corpo: acquarii, addetti alle pompe ed alle prese d'acqua, balneari, incaricati della vigilanza nei bagni pubblici, horreari, sorveglianti nei magazzini, carcerarii, carcerieri e quaestionarii, impiegati nell'interrogatorio dei prigionieri.
I Vigiles erano dotati di pertiche, scale e corde (funes), nonchè di centones, grandi coperte con le quali, una volta bagnate, si cercava di isolare e soffocare le fiamme. Per l'adduzione dell'acqua si utilizzavano pompe a sifone (siphones) che attingevano dalle tubature. Altre volte si ricorreva al passaggio di recipienti (hamae) o secchi di giunchi (vasa spartea) di mano in mano. Da questo l'epiteto dispregiativo di sparteoli che il popolo aveva affibiato ai vigili.
L'excubitorium della VII coorte dei Vigili si trova a ben otto metri di profondità rispetto all'attuale piano di calpestìo. E' composto da una grande aula pavimentata, in origine da un mosaico con tessere in bianco e nero. Al centro vi è quel che rimane di un bacino di fontana esagonale, a lati concavi, a sud del quale si apre un'esedra rettangolare, con ingresso ad arco. All'interno si conservano ancora parti degli affreschi originari. La funzione di questo vano è quello di larario, cappella del Genio tutelare dei vigiles, il Genio Excubitori. Del larario sopravvive solo il timpano corredato da cornici. Intorno si aprono altri ambienti, alcuni di incerta destinazione. Altri, invece, sono stati correttamente interpretati come un bagno ed un magazzino (con un dolio interrato). La stanza alla quale è stata attribuita la funzione di bagno è dotata di un chiusino proprio al centro e da pavimentazione ad opus spicatum, solitamente utilizzato per gli ambienti di servizio a cielo aperto, proprio per la resistenza e l'impermeabilità.
Tra i graffiti molti erano saluti agli imperatori e ringraziamenti agli dei, altri indicano il nome ed il numero della coorte, i nomi ed i gradi dei vigili. Ricorre spesso il nome di sebaciaria e di milites sebaciarii, collegata al termine sebum, cioè sego, grasso solido di bue o di montone utilizzato per alimentare le torce per le ronde notturne. I graffiti risalgono tutti ad un arco temporale compreso tra il 215 ed il 245 d.C. e sono stati lasciati dai vigiles durante i momenti di riposo.
Durante lo scavo sono stati recuperati anche diversi ex voto fittili raffiguranti tutti il busto di una donna con il capo velato e con la mitra. Si è recuperato anche un busto attribuito ad Alessandro Severo, ora in Vaticano, mentre nei pressi della caserma il Comune di Roma ha individuato ed acquistato una grande fiaccola in bronzo scomponibile in quattro parti, chiusa, in alto, da un contenitore per l'olio a forma di fiamma.

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