sabato 22 agosto 2009

Thanr


La dea etrusca Thanr compare spesso sulle scene incise sugli specchi del IV e del III secolo a.C.. La si riconosce facilmente perchè è sempre indicato il suo nome e la divinità è raffigurata in scene di gineceo, in relazione con i bambini. Poche iscrizioni votive documentano, però, anche l'aspetto funerario ed infero di Thanr.
Due specchi provenienti da Arezzo e da Palestrina, recano la raffigurazione di Thanr come dea-levatrice, nell'atto di aiutare Menrva a nascere dalla testa di Tinia. Menrva balza fuori completamente armata e dotata di elmo nel primo caso, quello dello specchio di Arezzo. In quello di Palestrina, Thanr è raffigurata nell'atto di fasciare il capo di Tinia. In entrambe le scene, la dea è aiutata da un'altra figura femminile, chiamata una volta Thalna ed un'altra Ethau va.
Come in molti casi, anche in questo l'iconografia e la mitologia etrusca risente di modelli greci: la coppia di divinità che interviene per aiutare la nascita di Menrva corrisponde alle Ilizie (Eleithyiai), divinità connesse strettamente al parto.
Da uno specchio inciso proveniente da Orvieto viene un'ulteriore prova della connessione tra Thanr e l'infanzia: la dea è raffigurata nell'atto di accogliere un bambino dalle mani di Hercle, alla presenza della sua compagna Thalna. Il significato di questa scena mitologica è tuttora oscuro. Una coppia di specchi, di cui non si sa con certezza la provenienza, risalenti al IV secolo a.C., mostra Thanr insieme ad altre divinità femminili della cerchia di Afrodite, in un contesto che è associato comunemente al saluto d'addio di una sposa. Una fanciulla di nome Alp(a)nu abbraccia una figura materna che, nel primo caso, è chiamata Thanr, nel secondo Achvizr. Ma, anche in questo caso, Thanr è presente alla scena, seduta in disparte, con indosso vesti matronali. Essa sembra rappresentare la madre della dea-sposa Alp(a)nu.
Accanto alle iconografie degli specchi vi sono, però, anche delle testimonianze di documenti epigrafici che attestano il culto di Thanr in diverse regioni dell'Etruria. In un caso almeno la dea è adorata come protettrice di un bambino, raffigurato in un graffito tardo-arcaico molto lacunoso ritrovato nell'abitato di Spina, presso la foce del Po. In questo graffito sono menzionati un Vepe ed un Vepele, forse padre e figlio. In altri contesti, invece, il nome di Thanr è strettamente legato all'ambito funeario.
Su un cippo tombale perugino, trovato nel suo contesto originario presso il castello di S. Valentino, Thanr è invocata come garante dell'appartenenza del terreno (cehen cel) e del cippo (penthna) ad una tomba (thauru).
Il lato B del Piombo di Magliano, testo rituale del V secolo a.C. inciso su un disco di piombo, riporta in apertura un'invocazione al dio degli inferi Calus ed alla sua compagna. Il nome della signora dell'Ade non è menzionato ma, per definirla, si usa un aggettivo eufemistico (mlach, "la buona dea") ed uno teonimico (thanra, "appartenente alla cerchia di Thanr").
Thanr ha il suo posto anche nel calendario liturgico tardo arcaico della Tegola di Capua, che ha notevoli valenze funerarie. In questo contesto la dea è titolare di un rituale che deve compiersi nel mese di giugno e che si è proposto di confrontare con i Matralia di Roma, celebrati l'11 giugno in onore di Mater Matuta.

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