Il
Gianicolo era un bastione naturale di Roma fin dalla formazione del suo primo nucleo urbano. Del resto la sua posizione dominante sui territori attraversati da antiche piste che risalivano la sponda destra del
Tevere lo qualificavano come un avamposto verso il territorio etrusco nonchè come una roccaforte per il controllo dello stesso fiume.
La tradiione vuole che sul colle vi sorgesse un'antichissima città fondata da
Giano, che si contrapponeva a quella sorta sul
Campidoglio per volere di
Saturno. Il mito adombra il ricordo di antichi culti locali. Sul Gianicolo era la
tomba di Numa Pompilio, il re che diede ai Romani le prime istituzioni religiose e che aveva fatto edificare un tempio a Giano nel Foro. Dal Gianicolo entrò a Roma
Tarquinio Prisco (
Lucumone) che proprio su questo colle era stato confermato come re attraverso il prodigio dell'aquila che aveva volteggiato sulla sua testa.
Malgrado questi illustri precedenti, il Gianicolo venne fortificato solamente alla fine del
III secolo d.C., dalle mura volute dall'imperatore
Aureliano, anche se le fonti letterarie vogliono che una prima cinta muraria fosse fatta edificare da
Anco Marcio. Probabilmente, vista l'assenza di evidenze archeologiche in tal senso, il colle fu fortificato anticamente solo per mezzo di un terrapieno (
aggere).
Il Gianicolo fu più volte occupato dagli
Etruschi ed è ricordato per l'episodio di
Orazio Coclide. La sua posiizone avanzata fu all'origine delle molte lotte tra i Romani e la vicina città di
Veio, terminate con la conquista di quest'ultima nel
396 a.C.Nel
297 a.C. il Gianicolo fu occupato dalla plebe cittadina, vessata dai debiti contratti con i rappresentanti delle classi abbienti. Nel
121 a.C., nel
Lucus Furrinae, presso il Santuario Siriaco, morì suicida il tribuno della plebe
Gaio Gracco, che vi si era rifugiato per sfuggire ai suoi avversari politici. Nell'
87 a.C. i partigiani di
Mario iniziarono proprio dal colle le stragi nei confronti dei partigiani di
Silla.
Le evidenze sia storiche che archeologiche indicano che il Trastevere, dove il colle del Gianicolo si trova, raramente presenta costruzioni dedicate alle divinità del pantheon romano. Era, sostanzialmente, questa una zona dedicata ai culti di origine straniera, prevalentemente orientale. Il Gianicolo, poi, era la residenza dei meno abbienti, dei ceti più umili che qui trovavano più facilmente di che vivere.
Tra i luoghi di culto dedicati alle divinità orientali vi erano, oltre ad un
Santuario delle Divinità Orientali vero e proprio, numerosi
mitrei, dai quali provengono sculture, rilievi, epigrafi rinvenuti in diverse parti del Gianicolo. Vi era un santuario dedicato a
Giove Dolicheno, il quale aveva anche suoi santuari sull'Aventino e sull'Esquilino. In
Vaticano, poi, vi era il
Phrygianum, santuario importantissimo dedicato alla dea di origine figia
Cibele, le cui strutture furono individuate nel 1607, quando fu iniziata la costruzione della facciata di S. Pietro.
Nel 181 a.C., narrano le fonti, in un podere situato alle falde del Gianicolo furono ritrovati due sarcofagi con iscrizioni in greco e in latino. I sarcofagi, si dice, contenevano il corpo del re Numa, mitico fondatore dell'ordinamento religioso dei Romani, ed alcuni suoi libri concernenti questioni legislative sui nuovi culti introdotti a Roma, specialmente quelli di origine, appunto, orientale. Probabilmente, però, si tratta solo di una leggenda per giustificare l'introduzione dei culti in parola nell'Urbe.
Il Santuario del Gianicolo è intimamente connesso al
Lucus Furrinae, uno dei tanti boschi sacri (
luci) che da tempi immemorabili popolavano il territorio di quella che diverrà l'Urbe per eccellenza. Dunque il Gianicolo era ricoperto, anticamente, di una fittissima vegetazione. Purtroppo le notizie in proposito sono piuttosto scarse. Si sa che
Furrina era una
divinità delle selve e delle acque il cui culto antichissimo era piuttosto in disuso già in epoca repubblicana. Il suo nome, infatti, veniva spesso confuso con quello delle
Furie, divinità infere. Comunque a
Furrina era assegnato un
flamine, il
flamen furrinalis, che era uno dei 15 sacerdoti che, secondo la più antica tradizione religiosa romana, erano addetti specificatamente a singole divinità. La festa di Furrina si celebrava il
25 luglio di ogni anno, proprio nel
Lucus Furrinae, dove sorgeva anticamente un santuario alla divinità. Una
fonte sacra che scorreva nel
Lucus venne canalizzata per servire il tempio siriaco che, con il tempo, assorbì le funzioni del culto di
Furrina.
Il
Santuario Siriaco o delle Divinità Orientali si trova vicino ad un ingresso secondario di Villa Sciarra e venne scoperto nel
1906. Gli scavi sistematici iniziarono nel 1908 e portarono alla luce i resti di
tre fasi edilizie, l'ultima delle quali è l'attuale e visibile luogo di culto. La prima fase, per quel che si è riuscito a capire, risale al
I-II secolo d.C. e presenta alcune strutture ancora visibili nel cortile centrale, orientate secondo i punti cardinali. Ad una seconda fase del
II secolo d.C. appartenevano alcuni muri formati con
grandi anfore olearie e vinarie ed i resti di due ambienti con pavimento musivo di tipo geometrico. Proprio a questa fase è legata la figura di
Marcus Antonius Gaionas, un siro vissuto agli inizi del I secolo d.C., che doveva essere piuttosto noto, visto che il suo nome si trova su diverse epigrafi provenienti da Roma e da Porto. Si trattava, con tutta probabilità, di un armatore. In una di queste epigrafi, utilizzata come elmento di una fontana nelle strutture della seconda fase del tempio,
Gaionas è definito "
addetto ai banchetti rituali" all'interno del santuario del Gianicolo, la cui costruzione potrebbe essere proprio dovuta alla sua generosità. Sono state trovate tracce di un incendio, nel complesso, che dovette distruggere il santuario e che fu causato dagli stessi personaggi che ne abbatterono le statue di culto.
L'attuale edificio appartiene al
IV secolo d.C. ed è composto da due complessi contrapposti separati da un cortile. Le evidenze messe in luce dagli scavi fanno pensare che, con il tempo, il tempio, inizialmente dedicato ad una sola divinità, era divenuto un vero e proprio pantheon delle Divinità Orientali: sono state trovate, infatti, diverse statue appartenenti a queste divinità.
E' stata recuperata anche, interrata, una
statua di Dioniso con tracce di
doratura sulle mani e sul viso. Altri frammenti di una statua di Dioniso sono stati rinvenuti in un altro ambiente del Santuario e poco lontano da quest'ultima è venuta alla luce una statua di tipo egizio, spezzata in più parti, raffigurante il dio
Osiride nelle vesti di faraone.
In una saletta di forma ottagonale è avvenuta la scoperta più importante di tutto il complesso: una
statuetta bronzea di circa 50 centimetri raffigurante un personaggio maschile in forma di
piccola mummia, con un
serpente avvolto intorno al corpo. Questa statua ricorda alcune rappresentazioni di
Chronos Leontocefalo, divinità rapprsentante il
Tempo, che tra i vari attributi ha anche un serpente che gli avvolge il corpo in sette spire (le
sette sfere planetarie), elemento simbolico comune anche al mitraismo. La statuetta del del Santuario del Gianicolo era stata accuratamente murata in un'ara triangolare, probabilmente in esecuzione di un particolare rituale che prevedeva il seppellimento periodico dell'idolo. Fu proprio questa sepoltura a salvaguardare l'idolo dalla distruzione che colpì il resto del Santuario.
Tra le ipotesi che sono state fatte per l'identificazione del misterioso idoletto, vi è quella che lo vorrebbe essere
Simios, terza persona della
Triade Heliopolitana, assimilato, nel caso in questione, a Osiride o Adone.