venerdì 25 maggio 2012

Ur, gloria dell'antico Iraq

Iraq, la ziqqurat di Nanna ad Ur
Ur, l'antica Urim sumera, si trova a 16 chilometri da Nassiriya, sulla riva destra del fiume Eufrate. Era la casa del dio Nanna, divinità della luna che, ad Ur, dimorava l'Ekishnugal, la casa di alabastro, della luce fluorescente. Il santuario era collocato nell'angolo nord-occidentale della ziqqurat di re Ur-Nammu, del XXI secolo a.C.
Ur era la città sumera più meridionale e controllava l'accesso al mare di tutta la Mesopotamia. Fu uno dei primi insediamenti abitati della bassa Mesopotamia e si trasformò in città vera e propria nel 2600 a.C., durante la Dinastia III. Le sue rovine mostrano ancora quale doveva essere la sua grandezza. L'estensione dell'area sacra è di 1200 x 800 metri. La città era abitata fin dal 5000 a.C. e continuò ad esserlo fino al IV secolo a.C., l'epoca di Alessandro Magno. Già nel III millennio a.C. Ur vantava templi, palazzi, porti e una popolazione di 100.000-200.000 persone.
Lo stendardo di Ur
All'epoca Ur era protetta da una cinta muraria ovale, fatta in mattoni crudi e paramenti in cotto, con mura spesse fino a 20 metri. I principali accessi erano due porti fluviali con banchine in mattone cotto. La Bibbia afferma che Abramo, Nacor ed Haran, figlio di Terach, vivevano ad Ur e facevano i pastori. Proprio nella città sumera Abramo conobbe e sposò Sarai, sua sorellastra. Abramo vuol dire "padre delle moltitudini" ed è riconosciuto sia come capostipite della nazione ebraica che come profeta e perfetto musulmano dall'Islam. A lui fanno capo le tre religioni monoteistiche.
La III Dinastia, quella alla quale apparteneva Ur Nammu, salì al potere dal 2112 al 2094 a.C. e fu quella che costruì templi, mura e la ziqqurat, che migliorò l'agricoltura introducendo l'uso di impianti di irrigazione. Il codice di leggi di Ur-Nammu, un frammento del quale è stato identificato a Istanbul nel 1952, è uno dei più vecchi documenti conosciuti, anteriore persino al codice di Hammurabi. Alla sua morte questo re rimase nella leggenda e fu deificato con suo figlio Shulgi.
Ur subì numerose devastazioni e ricostruzioni, l'ultima delle quali nel VI secolo a.C., da parte di Nabucodonosor II di Babiblonia, che diede anche impulso alla ricostruzione edilizia cittadina. Nel 550 a.C. circa, la caduta dell'impero babilonese per opera dei Persiani, decretò il declino anche di Ur: la città non venne più abitata, probabilmente a causa di una sempre maggiore siccità, del cambiamento di corso dell'Eufrate e dell'interramento del Golfo Persico.
Stele di Ur-Nammu
Già nella prima metà del XVIII secolo il luogo dove sorgeva Ur fu visitato da Pietro della Valle, il quale registrò la presenza di mattoni antichi timbrati in una lingua sconosciuta e cementati insieme a bitume. La città fu identificata nel 1854 dal vice console britannico a Bassora John Edward Taylor, che trovò cilindri di terracotta con iscrizioni in caratteri cuneiformi ai quattro angoli sulla sommità della ziqqurat. Il sito, dopo alcune, sommarie, indagini, fu scavato dal 1922 al 1934 dall'archeologo inglese Charles Leonard Woolley, su incarico del British Museum di Londra e dell'University Museum della Pennsylvania. I fondi erogati, però, si esaurirono presto e Woolley fu costretto ad abbandonare al loro destino le fragili costruzioni in mattoni.
Negli anni, al degrado ambientale andò a sommarsi quello inevitabilmente prodotto dai due conflitti iracheni, dal momento che le rovine dell'antichissima città erano state inglobate in una base militare irachena prima e statunitense poi. Il risvolto positivo fu che, almeno per un certo periodo di tempo, il sito fu salvaguardato dagli scavi clandestini.
Tra i resti ancora visibili dell'antica città rimane la maestosa mole dello ziqqurat, dedicata al dio della luna, protettore di Ur. Fu il figlio e successore di Ur-Nammu a completarla. La ziqqurat si presenta come una torre a piani sovrapposti, dei quali rimangono solamente il primo e parte del secondo. E' alta più di venti metri, con una base di 62,50 x 43 metri ed era parte di un vasto complesso cerimoniale.
Testa di leone dal cimitero reale di Ur
L'Enunmah, a lungo ritenuto un edificio templare, era il Tesoro Reale dei re di Ur. Fu costruito da Amar Sin (2046-2038 a.C.) nell'area sacra di Nanna, dio della luna, e racchiudeva, al suo interno, un edificio minore composto da quattro vani lunghi, di cui due più corti, che precedevano una cella longitudinale.
Il Giparu comprendeva i templi minori di Nanna e della sua paredra Ningal, insieme alla residenza delle addette al culto della divinità. Il complesso fu distrutto nel 2004 a.C., durante il saccheggio degli Elamiti e ricostruito in seguito.
Nella necropoli reale, in uso tra il 2650 e il 2050 a.C. furono rinvenute 1850 sepolture singole e multiple, di cui 16 erano deposizioni di personaggi di rango riferibili alla I ed alla III Dinastia di Ur (2600-2450 a.C. e 2112-2006 a.C.), accompagnati non solo da straordinari corredi ma anche da individui sacrificati appositamente. Questi ultimi erano disposti in file e gruppi, con corpi accostati alla bara o in pozzi collaterali. I corredi reali includevano migliaia di preziose perle in cornalina, in gran parte provenienti dalla valle dell'Indo o forgiate ad Ur da artigiani indiani, e notevoli quantità di lapislazzulo, giunto dall'attuale Afghanistan. E poi ancora arpe di rame, d'argento e di legno prezioso intarsiato; barchette in argento, cosmetici, vasi d'oro e d'argento, uova di struzzo finemente lavorate, contenitori ricavati da grandi conchiglie del Golfo Persico e carri e slitte che avevano trasportato i reali occupanti nel loro ultimo viaggio fino alla regale sepoltura.
Il gioco reale di Ur
Del cimitero reale non si conosce ancora l'esatta cronologia, molti dei sovrani che vi sono sepolti sono del tutto ignoti. Alcuni studiosi ritengono che piuttosto che re e regine, in questo cimitero siano seppelliti sacerdoti e sacerdotesse, sacrificati in riti complessi che simulavano i matrimoni tra le divinità e i sovrani della città. Sono circa 300 coloro che accompagnarono i signori nel loro ultimo viaggio.
Da Ur proviene anche uno dei più antichi reperti completi di un gioco da tavolo che sia mai stato scoperto, si tratta del gioco reale di Ur (il più antico è stato ritrovato nel 2004 nel sito di Shahr-i Sokhta, alcune tavole da gioco del 3000 a.C.). Si tratta di cinque tavole da gioco trovate proprio nelle tombe reali da Woolley e, come il Senet, sembra essere il predecessore del moderno backgammon. La più semplice delle tavole è in ardesia decorata con motivi geometrici in madreperla, mentre le altre tavole sono decorate anche con inserti in lapislazzuli. Solo due delle cinque tavole sono state ritrovate complete.
Corona femminile dal cimitero reale di Ur
Un trattato sul gioco reale di Ur (di cui non si conoscevano le regole prima), fu trovato agli inizi degli anni '80 del secolo scorso da Irving Finkel, curatore del British Museum ed esperto in incisioni cuneiformi. Si tratta di una tavoletta cuneiforme in possesso dell museo londinese che, sul retro, recava inciso una sorta di trattato, copiato nel 177 a.C. da uno scriba babilonese da un documento ancora più antico.
Da Ur proviene anche un mosaico, chiamato lo Stendardo di Ur, risalente a 5000 anni fa, una sorta di libro storico illustrato. Si tratta di un pannello rettangolare del quale non si conosce l'esatta funzione. Su questo pannello sono stati incastonati, su di uno strato di catrame, lapislazzuli, conchiglie, pietre di calcare rosso e madreperle bianche a comporre su di un lato le vicende relative ad una guerra vinta dai Sumeri e sull'altro la pace riconquistata.

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