giovedì 20 giugno 2013

La ricchezza di Selinunte

I resti del giovane selinuntino
L'antica Selinunte era costruita su una collina delimitata da due fiumi ed era una città circondata dalle necropoli, dislocate tra l'area urbana e la chora, il territorio controllato dalla città, testimonianza di un alto grado di pianificazione urbanistica.
La necropoli più settentrionale è quella monumentale di contrada Galera Bagliazzo, che ha continuato ad "ospitare" i defunti fino alla fine del VII secolo a.C.. A nordest si trova la necropoli di Contrada Buffa e sul fianco occidentale della città la vasta necropoli di Manicalunga-Timpone Nero.
In quest'ultima necropoli è attestata sia la sepoltura per inumazione, con tombe a fossa, sarcofagi ed enchytrismoi, anfore riusate per i defunti bambini, sia la cremazione.
A Triscina di Selinunte, in un'altra necropoli, si continua, pertanto, a scavare, grazie all'intervento della Fondazione Kepha. Sono state già riportate alla luce 39 sepolture. Alla fine del 2012 erano 36 le sepolture individuate nel banco roccioso, recanti copertura in tegole e coppi a spiovente (cosiddetta cappuccina). Le tombe erano state già violate in antico. E' stato trovato, sempre a fine 2012, un enchytrismos. Attualmente sono in fase di studio i resti umani ritrovati e i reperti ceramici, tutti inquadrabili, questi ultimi, in epoca tardo arcaica e classica.
La necropoli di Manicalunga-Timpone Nero si trova ai confini di un fertile spazio agricolo che era stato già sfruttato dagli abitanti dell'antica Selinunte. L'area cimiteriale è piuttosto vasta e comprende anche dei santuari extraurbani dedicati alle divinità ctonie di Demetra Malophoros, Zeus Meilichios e Hera Matronale. Necropoli ed area sacra sono strettamente connesse, a voler manifestare il forte collegamento tra i defunti e i culti ctoni che venivano praticati in questi santuari.
La necropoli raggiunse il suo massimo sviluppo nel VI-V secolo a.C.. Era priva di mura di recinzione ed attraversata da strade che la collegavano al centro urbano. Qui, lo scorso anno, sono riemersi i resti di un giovane selinuntino, scoperta che ha acceso gli animi dei ricercatori. Lo scheletro era in ottimo stato di conservazione e vi era anche, presso la mano destra, una tazza di argilla fine a vernice nera recante inciso "mosko", probabilmente il nome del ragazzo. Successivi esami hanno permesso di stabilire l'età del defunto attorno ai 12-15 anni. Il defunto è morto per cause naturali e vissuto verso la fine del V secolo a.C., quando i Cartaginesi stavano per conquistare Selinunte.
Selinunte era una subcolonia fondata dai megaresi di Megara Hyblea e Megara Nisena. Alla metà del VII secolo a.C. rappresentò l'avamposto greco sulla costa sud occidentale della Sicilia, a stretto contatto con i territori cartaginesi. Il nome della città deriva da se'linon, una specie di prezzemolo selvatico che venne rappresentato nella monetazione della città.
Dapprincipio i rapporti con gli ingombranti vicini Cartaginesi furono piuttosto tranquilli, poi la politica espansionistica di Selinunte verso Segesta fu causa di diversi conflitti, il primo dei quali si ebbe nel 580 a.C. e dal quale uscì vittoriosa proprio la rivale di Selinunte. Nel 415 a.C. Segesta chiese aiuto ad Atene per rintuzzare le rinnovate ambizioni selinuntine e gli ateniesi se approfittarono per intraprendere una grande spedizione in Sicilia e per assediare Siracusa. Fu, però, un disastro completo per loro.
La fine, per Selinunte, arrivò nel 409 a.C., quando i Cartaginesi, guidati dal generale Annibale Magone, colsero di sorpresa la città che cadde nelle loro mani prima che arrivassero i soccorsi da Agrigento e Siracusa. In seguito il generale siracusano Ermocrate cominciò a distruggere una parte di Selinunte, circondandone l'Acropoli con una nuova fortificazione che servì da base per le incursioni contro le vicine città puniche. Alla morte di Ermocrate, Selinunte perse per sempre la sua importanza politica e venne nuovamente occupata dai Cartaginesi fino al definitivo abbandono avvenuto in seguito alla conquista romana (250 a.C. circa). In epoca bizantina il territorio dell'antica città fu funestato da molti terremoti che causarono danni ingenti alle strutture magnogreche e determinò il crollo di molti dei grandi templi dislocati tra l'Acropoli e la Collina Orientale.
Dopo la conquista islamica (IX-XI secolo d.C.), il cronista Edrisi parlò delle malinconiche e desolate rovine di Selinunte come Rahl'-al-Asnam, il "Villaggio dei Pilastri".

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