domenica 29 marzo 2015

Hatshepsut, uccisa da una crema di bellezza

(Fonte: "la Repubblica") - Fu una delle regine più belle, ammirate e potenti della storia antica, seppe imporsi come giovane donna di potere in un mondo maschile. Ma la rincorsa della bellezza perfetta, allora un mito per le classi al potere, le fu fatale: morì a soli 35 anni, dopo almeno 20 anni sul trono, uccisa dal cancro che le creme di bellezza le avevano provocato. E' la tragica storia della mitica regina egiziana Hatshepsut, quella che la scienza ci ha svelato.
Grazie alle ricerche di un team di egittologi tedeschi dell'Università di Bonn, il mistero della morte di Hatshepsut è oggi svelato. E così la ricchissima eredità dell'antico Egitto nella cultura mondiale si arricchisce a suo modo di un monito: guai a fare l'impossibile per essere belli a tutti i costi.
Cosmetica, medicine, trucco e oggi lifting, botox e altri ritrovati, possono essere fatali. Hatshepsut, come ce la tramandano gli storici, pitture e bassorilievi, la decrittazione dei geroglifici e il suo splendido busto esposto al Metropolitan a New York, fu una delle donne più belle, affascinanti e potenti dell'antichità. Visse attorno al 1450 a.C. e regnò per venti anni sull'Egitto. "La prima delle donne elette che abbraccia Amun", significa, tradotto, il suo nome. Era astuta e intelligente, aveva l'istinto del potere. Figlia del faraone Tutmosi I e di Ahmose, sposò il fratellastro Tutmosi II e fu la sua reggente. La sua incoronazione fu memorabile: lei si gettò ai piedi dei sacerdoti che le conferirono di fatto i pieni poteri. Come Nefertiti, come Cleopatra, la sua bellezza divenne simbolo e incarnazione del potere.
Hatshepsut regnò vent'anni, ma a lungo la sua morte e l'ubicazione della sua mummia furono un mistero. La sua tomba fu identificata pochi anni fa nella Valle dei Re, nel maestoso complesso di templi funerari nell'attuale Deir el-Bahari. Adesso gli egittologi tedeschi hanno però risolto il giallo più difficile: la causa del suo decesso. E' avvenuto per caso, ha spiegato Michael Hoeveler-Mueller, uno di loro. Il team tedesco, lavorando insieme ai colleghi egiziani, aveva trovato e fatto analizzare alcune piccole ampolle, alte circa 15 centimetri. Ampolle con il sigillo di Hatshepsut, e che si credeva contenessero il suo profumo. "Con quei flaconi abbiamo svelato un mistero antico di 3500 anni", afferma Hoeveler-Mueller. Nei flaconi, spiega, non era contenuto un profumo, bensì una crema di bellezza per la pelle, che probabilmente Hatshepsut usava per curare gli eczemi che la affliggevano e conseguire la bellezza perfetta. Un mito nell'antico Egitto, il quale vantava un'industria della cosmesi altamente sviluppata. Fascino, sex appeal, eleganza, cura di ogni dettaglio, attenzione al messaggio erotico dell'abbigliamento e della pettinatura erano canoni irrinunciabili per la regina e per ogni donna o uomo al potere allora. Ma la crema di bellezza di Hatshepsut fu la sua condanna. Era a base di olio di palma e olio di noce moscata, dicono i ricercatori, ma conteneva anche due sostanze altamente cancerogene. Cioè catrame e benzopirene, quest'ultimo reso tristemente famoso nell'età moderna per i veleni dell'Italsider di Taranto.
Si supponeva già, spiegano i ricercatori di Bonn, che Hatshepsut soffrisse di cancro e diabete. Ma ora abbiamo praticamente la certezza che il tumore letale le fu scatenato dalla crema di bellezza. "Escludiamo ogni falsificazione, i sigilli della regina sui flaconi sono autentici", sottolinea Hoeveler-Mueller.
Destino amaro, insomma, per Hatshepsut. Lei mostrò tra le prime che una donna poteva governare, ordinò grandi lavori pubblici e spedizioni punitive contro forze ribelli in Nubia e in Palestina. Ma l'imperativo della bellezza perfetta, che nell'antico Egitto valeva per donne e uomini, le fu fatale. Nefer, era la parola che lo indicava, da cui derivarono il nome di Nefertiti e del dio della bellezza Nefertem, detto anche "il signore della cosmesi". Lezioni amare, ma importanti anche oggi: meglio accettarci come siamo e rassegnarci ai segni del tempo sulla nostra pelle.

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