domenica 24 maggio 2015

Altri ritrovamenti a Blanda

Tomba medio imperiale di Blanda (Foto: miocumune.it)
Ritrovamento eccezionale in Calabria, nei pressi del piccolo centro di Tortora, in provincia di Cosenza. Durante i lavori per l'installazione delle reti a banda larga, sono emersi i resti di antiche mura che, secondo gli archeologi, sono quelle di una antichissima necropoli lucana. Tortora sorge al confine con la Basilicata e, nei secoli, ha conosciuto diverse culture tra le quali anche quella dei Lucani, degli Enotri, dei Greci e dei Romani.
Gli archeologi basano la loro ipotesi sulle fonti storiche che parlano di un insediamento lucano alle falde del colle di Palécastro, là dove sarebbe sorta la città di Blanda, legata ai Lucani che le dettero il nome, ma di origine enotria. I resti trovati a Tortora potrebbero essere più antiche ancora di Blanda e se così fosse, sarebbero i più antichi resti lucani della zona.
I resti di Blanda, i cui reperti popolano le vetrine del locale museo, entreranno nel Parco Archeologico che presto sarà aperto al pubblico. Le antiche fonti storiche (Plinio il Vecchio, Tito Livio, Tolomeo, la Tabula Peutingeriana, l'Itinerario Antonino) citano in modo piuttosto confuso la città di Blanda tanto che il suo sito venne definitivamente identificato solo nel 1891 dallo storico Michele Lacava, che la collocò nei pressi del piccolo centro di Tortora. E' stato lo stesso Laclava a scavare per primo il sito ed in seguito è intervenuta la Soprintendenza calabrese, che ha condotto qui degli scavi con Gioacchino Francesco La Torre. Scavi che hanno confermato la localizzazione della città sul colle Palécastro.
Area archeologica di Blanda  (Foto: museodeibrettiiedelmare.it)
Le origini di Blanda risalgono al VI secolo a.C., quando gli Enotri che provenivano dal Vallo di Diano iniziarono a colonizzare la costa. Sono state ritrovate molte tombe con i tipici corredi funerari lucani. A metà del VI secolo a.C. l'insediamento venne abbandonato a causa di un terremoto. Nel IV secolo a.C. i Lucani lo ricostruirono, lo fortificarono e lo chiamarono Banda. Nel III secolo a.C., in seguito alla guerra annibalica, Blanda tornò a spopolarsi finquando venne espugnata da Quinto Fabio Massimo nel 214 a.C. e tramutata in colonia romana nel I secolo a.C.
I Romani costruirono il Foro con una basilica, tre templi dedicati alla Triade Capitolina e dotarono Blanda di una rete di strade ortogonali che sono state recentemente trovate. Con Augusto Blanda divenne municipium con il nome di Blanda Julia e fu un importante centro amministrativo e giudiziario. La città continuò a vivere fino al V secolo d.C., quando la zona circostante venne saccheggiata e distrutta dai barbari e Blanda venne abbandonata per l'ennesima volta e costruita sulla dorsale della valle della Fiumarella di Tortora.
Il bollo di Marco Arrio Clymeno (Foto: miocomune.it)
La nuova Blanda ospitava una chiesa piuttosto importante e divenne sede vescovile. Nel VI e VII secolo d.C. venne devastata dalle incursioni dei Longobardi che si impadronirono della città nell'VIII secolo d.C.. La popolazione abbandonò nuovamente Blanda nel X secolo per radunarsi attorno alla roccaforte longobarda delle Tortore, insediamento che diede il nome all'attuale centro di Tortora.
L'area di scavo ha restituito 120 tombe enotrie e lucane, con vasi di fattura italica di varie dimensioni e pezzi di importazione magnogreca. I reperti sono custoditi nel Museo di Blanda, che si trova nel centro storico di Tortora. Sul colle di Palécastro gli archeologi hanno messo in luce una cinta muraria ed un centro abitato romano che risale ad un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il V secolo d.C.. Sono emersi i resti di tre piccoli templi, di un piedistallo di un monumento commemorativo del I secolo d.C. con dedica al duumviro M. Arrio Clymeno e varie insulae con abitazioni civili. Ai piedi del colle sono stati intercettati e scoperti i resti di un mausoleo monumentale.
Nel 2011 è emersa una tomba a cappuccina con inumazione supina risalente ad età medio imperiale. Lo scheletro che vi è stato trovato era in perfetta connessione anatomica. Si tratta di un maschio adulto, privo di corredo funebre. Le tegole utilizzate per la sepoltura hanno tutte il bollo e il cartiglio rettangolare con la scritta M. Arri, che si riferisce a Marco Arrio Clymeno, magistrato supremo di Blanda nel II secolo d.C.

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