domenica 21 febbraio 2016

Lecce, l'altare nascosto della chiesa di Santa Croce

Le scoperte nella chiesa di Santa Croce a Lecce (Foto: pugliapress.org)
(Fonte: pugliapress)  - La chiesa di Santa Croce a Lecce, edificio tra i più studiati perché simbolo per eccellenza della scultura e architettura rinascimentali e barocche pugliesi, continua, nelle pieghe dei suoi muri, a riservarci ancora sorprese. In un'intercapedine, larga circa 80 centimetri, è emerso un intero altare plausibilmente tardo cinquecentesco. Per capire qualche cosa di più su questa ritrovata opera di scultura è stato necessario condurre naturalmente prima di tutto una ricerca nella vastissima bibliografia dedicata a questa famosa chiesa leccese, paradossalmente non si è ancora trovato nulla. Non solo non si sono rinvenute notizie ma, e ciò è ancora più importante, neanche foto né disegni di questo altare e addirittura l'intercapedine in cui si trova nascosta l'opera non è stata segnalata neppure nei rilievi architettonici presenti nelle pubblicazioni più autorevoli dedicate proprio a Santa Croce.
In mancanza di opportune, adeguate notizie sull'argomento ed in attesa di ulteriori che dovessero scaturire dai doverosi approfondimenti in corso, l'opera, oggetto di quella che sembrerebbe essere una vera e propria scoperta, merita almeno una seppur rapida descrizione. Dell'altare è visibile soprattutto e meglio la metà superiore.
(Foto: pugliapress.org)
Al centro è un arco il cui diametro all'intradosso è pari a circa metri 2,92. Sulla ghiera di questo arco (a fasce e modanata), compaiono, equamente distribuite, 7 teste d'angelo (tre a destra, tre a sinistra e l'ultima collocata in chiave); l'arco, poggiante su pilastri con cornice è inquadrato da due colonne corinzie. La trabeazione, riccamente e variamente scolpita, è in parte danneggiata all'altezza della cornice superiore. Particolarmente interessante è il fregio. Su quest'ultimo si dispiega, infatti, una vera e propria processione di angeli ignudi a figura intera sostenenti i simboli della Passione di Cristo (i dadi e la tunica, la scala, i chiodi, la corona di spine etc.). Quegli angeli, partendo dai risalti della trabeazione in corrispondenza delle colonne, procedono in fila, gli uni da destra e gli altri da sinistra, verso il centro del fregio.
(Foto: pugliapress.org)
Nei due pennacchi (ovvero tra l'architrave, l'arco centrale e le colonne laterali) sono inserite, una per parte, le figure intere di due vegliardi. Quello di sinistra ha una barba più lunga dell'altro a destra. Dal punto di vista iconografico questi due personaggi potrebbero essere la rappresentazione di quei profeti che anticiparono nei loro scritti la venuta di Cristo.
Al fine di identificare meglio tali ipotetici "profeti" potrebbe essere utile osservare alcune figure molto simili presenti in due note opere pittoriche raffiguranti entrambe la "Trasfigurazione": la prima (oggi presso il museo Nazionale di Capodimonte a Napoli) dipinta nel 1479 circa da Giovanni Bellini (Venezia, 1433 circa-1516); la seconda realizzata da Lorenzo Lotto (Venezia, 1480-Loreto, 1556/1577) databile al 1510-1512 e conservata nel museo civico Villa Colloredo Mels a Recanati. In entrambi i dipinti, ai lati della centrale figura di Cristo, vi sono due anziani barbuti che le Sacre Scritture ricordano come Mosè ed Elia.
(Foto: pugliapress.org)
Due dettagli (lunghezza della barba e copricapo di uno dei due) presenti nel primo dipinto sembrano significativi perché contraddistinguono in modo analogo anche la figura scolpita (quella meglio visibile) dentro il pennacchio destro dell'altare ritrovato; tali elementi ritornano poi simili anche nel secondo dipinto e in particolare in quel personaggio che, a destra del Cristo, è significativamente identificato in modo inequivocabilmente chiaro come Mosè da un'iscrizione dorata posta sotto la stessa figura. Nel primo dipinto, inoltre, ognuno dei due vegliardi sostiene quello che sembra essere un foglio srotolato; un elemento simile, ma molto più lungo, è sorretto da ciascuno dei due personaggi collocati nei pennacchi dell'altare nascosto nell'intercapedine. Per completezza si aggiunge che non sono state rilevate incisioni fin dove è stato possibile ispezionare l'opera (metà destra superiore); essa, inoltre, a tratti, presenta diversi strati di scialbature (risalenti, evidentemente, al tempo in cui assolveva alla sua funzione sacra).
Non sappiamo quando questo altare (e altri pezzi di colonne che si vedono nella parte alta dell'intercapedine) sia stato reimpiegato murandolo come oggi lo si rileva; non è da escludere che la sua attuale posizione si conseguenza della ottocentesca costruzione del soprastante campanile. L'ampiezza frontale dell'altare farebbe inoltre escludere che si tratti di quello un tempo esistente nell'ultima cappella della navata destra ed eliminato per aprire la porta che conduce negli ambienti dell'attuale ufficio parrocchiale.

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