sabato 24 settembre 2016

Il tesoro dei Goti di Pietroasele

La patera facente parte del tesoro di Pietroasele (Foto: artearti.net)
Il tesoro di Pietroasele è il nome dato ad un tesoro di manufatti aurei scoperto nel XIX secolo. Questi oggetti si trovavano in una sepoltura rinvenuta nei pressi del villaggio di Pietroasele, nel distretto di Buzau, in Romania, e sono stati datati al periodo gotico, tra la fine del IV e la metà del V secolo d.C.. Quello che contribuisce a rendere questo tesoro così importante è che questi oggetti permettono di comprendere come era articolata, all'epoca, la società gota. Una collana facente parte del tesoro, detta la torque di Buzau, reca inscritte delle lettere runiche che possono dire molto sulle credenze religiose precristiane dei Goti.
Particolare di una delle fibule del tesoro
(Foto: CC BY-SA 3.0)
Nel 1837 due contadini del villaggio di Pietroasele stavano estraendo del calcare per la costruzione di un ponte e proprio durante il loro lavoro si sono imbattuti nei preziosi oggetti, di cui fanno parte, oltre alla torque, una patera (una ciotola poco profonda utilizzata per le libagioni), una grande fibula a testa d'aquila tempestata di pietre semipreziose e una tazza. I contadini trattennero gli oggetti per venderli, in seguito, ad un commerciante albanese. Intenzione di quest'ultimo era di frantumare alcuni dei preziosi reperti per poterli vendere liberamente senza insospettire le autorità.
Nel 1838 le autorità competenti sono venute a conoscenza del ritrovamento e dell'esistenza del tesoro ed hanno sequestrato tutti gli oggetti. Dei 22 pezzi iniziali di cui era composto il tesoro, tuttavia, ne furono recuperati solo 12. Fu, quindi, fatto un primo restauro e il tesoro raggiunse presto la notorietà con la pubblicazione del suo ritrovamento e degli oggetti che lo componevano. Dopo varie vicissitudini, tra le quali un furto che ha danneggiato alcuni pezzi e un incendio, il tesoro venne inviato a Berlino per essere ancora una volta restaurato. Oggi il tesoro di Pietroasele è custodito nel Museo Nazionale di storia rumena di Bucarest.
Nella composizione del tesoro di Pietroasa rientrano due grandi categorie di pezzi: vasellame (un grande vassoio o lanx, una oinochoe, due vasi poligonali e un piatto) e gioielli (una collana con pietre incastonate, due collane d'oro, una con iscrizione, e quattro fibule). I dieci pezzi andati perduti erano probabilmente tre collane - una delle quali con iscrizione e un'altra simile a quella con pietre icastonate - un'altra oinochoe, una patera non decorata, una fibula e due paia di bracciali incastonati con pietre. Secondo gli antichi testi il vasellame metallico era un accessorio indispensabile nei banchetti festivi, mentre i gioielli erano sicuramente indice di un alto status sociale.
Particolare della figurina al centro della
patera (Foto: mondointasca.org)
Alcuni studiosi ritengono che il tesoro sia legato alla disfatta dei Goti di fronte all'invasione degli Unni nel 370 d.C., ma oggi questa data è considerata non corretta ed è stato accertato che gli oggetti d'oro sono stati accumulati nel tardo IV secolo d.C. e poi sepolti intorno alla metà del V secolo d.C.. Alcun hanno suggerito che il tesoro appartenesse ad Atanarico, capo della tribù gota dei Tervingi, vissuto nel IV secolo d.C.
Gli oggetti hanno fornito agli studiosi uno spaccato della vita dei Goti. Sulla patera, il pezzo meglio conservato dell'intero tesoro, sono visibili alcune figure che sono state interpretate come divinità germaniche con gli abiti e gli attributi delle divinità greche. Queste figure sono disposte intorno ad una figura femminile che si crede rappresenti una dea della fertilità, per cui il corteo sarebbe riconducibile al culto della Grande Madre Cibele oppure, secondo alcuni studiosi, ai misteri orfici o dionisiaci. Una delle divinità maschili reca una cornucopia e ha molte somiglianze con Ercole. Un esame più approfondito questo dio appare seduto su un trono a forma di testa di cavallo che lo contraddistingue come Donar, una divinità maschile germanica. Altre figure sono piuttosto difficili da identificare.
Le iscrizioni runiche sulla torque di Pietroasele contiene dei simboli identificati come appartenenti all'alfabeto Futhark antico. Al momento non ci sono pareri concordi sulla traduzione dell'iscrizione, anche se è stato suggerito che le rune potrebbero aver rappresentato una protezione magica per chi indossava il collare. Una delle interpretazioni più probabili è quella che consacra la collana al Giove dei Goti, il che ne fa un oggetto sacro elaborato e destinato ad un ambito cultuale.
La maggior parte dei testi runici in alfabeto Futhark è stato rinvenuto inciso su superfici dure quali la roccia, il legno o il metallo. Si ritiene comunemente che questo tipo di alfabeto sia un'adattamento di quello greco o etrusco, anche se la più antica delle iscrizioni runiche non è antecedente al III secolo d.C.. Le iscrizioni Futhark erano incise sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra, una caratteristica comune ad alfabeti molto antichi adottati in Grecia e all'alfabeto etrusco antecedente al III secolo a.C.
Il tesoro di Pietroasele è anche noto come "la Gallina dai pulcini d'oro", poiché le fibule che lo compongono sono ispirate alla forma di uccello: la grande fibula sarebbe la "gallina" e le altre i "pulcini". La grande fibula era un accessorio probabilmente destinato ad un abito maschile da cerimonia. I quattro pendenti che la caratterizzano la avvicinano alle fibule imperiali.

Fonti:
ancientscripts.com/futhark.html
romanarcheo.blogspot.com
dacia.org/history
ancient-origins.net

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